Ischia isola di mare, ma soprattutto di terra. Quando al turista, ignaro delle nostre tradizioni, si presenta un piatto fumante di coniglio cucinato all’ischitana, ancora si sorprende, «ma come? Siamo al mare e il piatto forte è di terra?» esclama esterrefatto al ristoratore di turno. Ebbene sì caro turista ignaro, la prima anima di Ischia è quella contadina e il coniglio è un po’ la nostra mascotte. Accompagnatrice d’eccellenza del coniglio all’ischitana, ieri mattina, Luciana Morgera era a parlarne “A conti fatti”un programma dedicato ai consumatori che suggerisce soluzioni ai piccoli, grandi problemi delle famiglie italiane. É la conduttrice Elisa Isoardi a condurre la trasmissione dove si inizia con il pangasio per poi finire con il coniglio. «Siamo un’isola – esordisce Luciana – uno si aspetta un cibo di mare ma invece il coniglio è il nostro piatto tipico. Già dai tempi dei romani è un patto tradizionale». Non più grande di 1,8 kg del coniglio si può mangiare tutto, proprio come il maiale, con l’unica differenza che è una carne ipoallergenica utilizzata sia nell’alimentazione dei bambini, durante lo svezzamento, sia nei croccantini dei cani con problemi di allergia, la probabilità di reazione allergica alle proteine del coniglio è infatti molto più bassa rispetto alle altri carni. «Il coniglio ischitano – continua Luciana – mangia erbe locali come la mortella, i tunzi, un’erba spontanea che cresce ai bordi dei boschi e la ginestra. Tutte queste erbe danno alle carni del coniglio un sapore particolare». Nell’intervento di Luciana non sono mancati gli aneddoti che legano il coniglio alle tradizioni ischitane, «si racconta che quando l’uomo va a chiedere la mano alla donna, se il padre della futura sposa mette in tavola il coniglio allora il matrimonio si farà». Il coniglio non è quindi solo protagonista delle nostre tavole imbandite a festa ma appare in tv con tutta la sua unicità da presidio Slow Food. Catalogati i prodotti a rischio estinzione, Slow Food ha infatti deciso di creare un progetto per salvarli: tra questi c’è anche il nostro coniglio di fossa. La tradizionale “conigliata”, veniva organizzata in occasione dell’inaugurazione di una nuova casa a “carusiello” (cupola), per celebrare lo sforzo collettivo per l’opera di costruzione, e in particolare, la fase finale di consolidamento del tetto. Prodotto d’eccellenza gastronomica campana simboleggia il legame dell’ischitano con la natura più primitiva dell’isola, quella fatta da contadini e da tradizioni tutte da conservare.