ANTITRUST DICE NO AI COMUNI: BASTA PROROGHE CONCESSIONI BALNEARI

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Evitare ulteriori proroghe e rinnovi automatici, ricorrendo invece “a modalità di assegnazione competitive delle concessioni demaniali marittime, lacuali e fluviali”: è il richiamo inserito in una segnalazione che l’Antitrust ha inviato all’Anci e alla Conferenza Stato-Regioni, in cui si sottolinea che “il continuo ricorso” alle proroghe viola i principi della concorrenza e “favorisce gli effetti distorsivi connessi a ingiustificate rendite di posizione attribuite ai concessionari”. L’Autorità sollecita quindi gli enti “affinché tutte le procedure selettive per l’assegnazione delle nuove concessioni siano svolte quanto prima” e affinché l’assegnazione “avvenga non oltre il 31 dicembre 2024”. L’Antitrust scende così di nuovo in campo contro le proroghe delle  concessioni Balneari. Lo aveva già fatto in passato, più volte, con pareri motivati ai singoli Comuni e rivolgendosi anche direttamente al Parlamento. Ora, a tre giorni dal primo sciopero degli ombrelloni, lo fa con un richiamo più preciso e più forte con l’ultimo bollettino diffuso sui procedimenti e le decisioni dell’AGCM.

Nella segnalazione pubblicata sul proprio bollettino settimanale, l’Autorità ricorda che il Milleproroghe del 2022, disponendo la proroga al 31 dicembre 2024 delle concessioni in essere, ha anche previsto la possibilità di spostare ulteriormente il termine al 31 dicembre 2025, “nel caso in cui le amministrazioni non riescano a completare nei termini le procedure di gare per motivate ragioni oggettive”. Alla luce di tali norme, molte amministrazioni hanno deciso di adottare provvedimenti di proroga al 31 dicembre 2024 motivandoli con la complessità del quadro giurisprudenziale e normativo; l’impossibilità di espletare le gare prima del riordino delle concessioni e prima che fossero dati chiarimenti sulla scarsità o meno della risorsa demaniale. L’Antitrust precisa quindi di aver fornito pareri motivati, in cui chiariva che le amministrazioni concedenti “avrebbero dovuto disapplicare la normativa nazionale” per contrasto con la Direttiva Servizi dell’Unione europea, e procedere alle gare. “Come noto, infatti, gli Stati membri sono tenuti a conformarsi ai principi e alle disposizioni eurounitari e, ove la normativa interna confligga con il diritto dell’Unione europea, se ne impone la relativa disapplicazione”, si legge nella segnalazione. In numerose occasioni, inoltre, l’Autorità ha contestato gli argomenti degli enti a sostegno della proroga, “considerata l’infondatezza degli stessi”. La norma infatti “circoscrive la possibilità di differire ulteriormente la durata delle concessioni a ipotesi del tutto eccezionali connesse a specifiche circostanze che impediscono la conclusione della procedura selettiva. Affinché la norma possa trovare applicazione, dunque, è necessario che la procedura selettiva sia stata avviata e che sussistano ragioni oggettive che impediscono la conclusione della procedura. Solo in presenza di tali circostanze è legittimo ritenere che il termine di scadenza delle concessioni possa essere differito”. Ma “in nessuno dei casi esaminati dall’Autorità le amministrazioni concedenti avevano avviato una procedura selettiva per l’assegnazione delle concessioni”. Con riferimento alle proroghe, del resto, anche il Consiglio di Stato ha da ultimo affermato il principio per cui si può ritenere compatibile con il diritto dell’Unione solo la proroga “tecnica” limitata per il tempo strettamente necessario allo svolgimento delle gare, specifica ancora il Garante.Una realtà che investe molto da vicino i nostri territori.