ISCHIA – Ci sono intercettazioni e intercettazioni. Ci sono quelle forti, fortissime, ma anche quelle nelle quali traspare un pizzico (per usare un eufemismo…) di preoccupazione tra gli indagati. E’ il caso di Antonio Schiano e Antonio Scordo, i quali in una conversazione telefonica, oltre a commentare la circostanza che del mercato “non si doveva parlare”, facevano anche riferimento ad una terza persona il cui nome non veniva pronunciato e con cui si sarebbero incontrati la sera precedente ossia il 14 gennaio 2014. Per tale ragione lo Scordo aveva la preoccupazione che detta persona (che secondo gli inquirenti e sulla base di argomentazioni logiche si ritiene fosse lo Stanziola), “se la sarebbe cavata”, mentre loro sarebbero “finiti nella merda”. Un passaggio questo inequivocabile, come si rileva da un’intercettazione che vede protagonisti i due:
SCORDO: “Perché tu hai visto ieri sera lui?… ‘io i soldi ve li ho dati’ poi alla fine…”
SCHIANO: “Prima abbiamo parlato… prima abbiamo parlato che non dovevamo dire del mercato, poi dopo… quello perciò Giorgio ha detto così… hai capito? Perché quello è lui quello che ha cantato, non che se l’è inventato!”.
SCORDO: “… esce ma quello piano piano, piano piano, lui si scagiona… e noi andiamo a finire nella merda”.
Questo è il sunto dell’intercettazione, quello che per ovvi motivi maggiormente ha attirato l’attenzione degli inquirenti. Ripetiamo, c’era la volontà di concordare cosa dire alle forze dell’ordine e questo onestamente qualche dubbio lo lascia, perché come rimarcato se gli interessati non avessero avuto problemi, da nascondere ci sarebbe stato ben poco.