Un ischitano, Pietro Migliaccio , che vive e lavora da tempo a Genova, ha commentato il l’immane tragedia del crollo del cosidetto ponte Morandi: «Sono molto scosso – ci ha detto Pietro – perché è un tratto viario che percorriamo quasi quotidianamente. Il mio pensiero va innanzitutto alle vittime e alle loro famiglie. Noi fortunatamente siamo qui sull’isola, ma fino a una decina di giorni fa su quel tratto c’ero anche io». Il viadotto crollato, che si è portato con sé la vita di circa trenta persone, era infatti uno punto nevralgico del traffico nel capoluogo della Liguria: «Per fare un esempio – ha spiegato Pietro – è come se una parte della tangenziale a Napoli o della nostra “sopraelevata” a Ischia fossero crollate. Il ponte Morandi è autostrada, ma di fatto si tratta dell’unico collegamento veloce per passare da un lato all’altro di Genova». Una strada dunque percorsa quasi tutti i giorni dai residenti, e non solo. «Ammetto che nel passare sul cavalcavia non si poteva fare a meno di guardare il non perfetto stato dei piloni – confessa il giovane isolano – ma si trattava di pensieri fugaci, come capita in casi del genere, anche perché non sono un tecnico e non ero certamente in grado di fare simili diagnosi. Ma qualche perplessità ce l’avevano un po’ tutti. Un paio d’anni fa fu oggetto di interventi di manutenzione, tuttavia evidentemente non sono bastati». Per quanto possa sembrare sorprendente, il tragico bilancio poteva essere ancora più grave: «In altri periodi dell’anno spesso si formavano lunghe code sul ponte». Per chi risiede nella parte “a levante” della città, proprio come il nostro concittadino, imboccare il ponte era il modo più veloce per raggiungere la parte occidentale, ma il viadotto era anche la strada di collegamento principale tra Genova e il Piemonte e la Lombardia, oltre che con l’intera zona di ponente della Liguria. Una tragedia che riporta in primo piano il gravissimo problema dell’obsolescenza delle infrastrutture del Paese, laddove la vita quotidiana di tutti i cittadini può spalancarsi in un attimo sull’abisso, come improvvisamente è accaduto ieri mattina alle povere vittime, che vanno ad aggiungersi a un elenco dolorosamente lungo.