E’ necessario attendere ancora perché il Decreto Ischia – chiamato a dettare le norme per la ricostruzione, e la cosa si presenta tutt’altro che agevole – sia definitivamente approvato. Ieri la fumata nera, ma lo si sapeva dalle prime ore del mattino: anche Genova, alle prese con la tragedia del crollo del Ponte Morandi, non è convinta del documento che ha confezionato il consiglio dei ministri e così questa mattina il sindaco del capoluogo ligure, Giovanni Toti, sarà nuovamente nella capitale per incontrare il premier Giuseppe Conte o in ogni caso i tecnici. Anche al primo cittadino genovese il decreto non convince e nei giorni scorsi certo non lo aveva mandato a dire, spiegando in maniera chiara ai giornalisti: “Ora il governo ha fatto un decreto su Genova – scrive il governatore ligure – ma se i tempi non saranno quelli previsti da noi, entro settembre inizio demolizione, entro novembre inizio cantiere, ne risponderanno davanti ai liguri e agli italiani. Non tollereremo un’ora di ritardo, per nessuna ragione al mondo”. Ed evidentemente quanto contenuto nell’atto non lo convince più di tanto.
Sulla nostra isola, invece, quello legato al tempo è soltanto uno dei tanti problemi (se ne è andato già un anno), ma è chiaro che quello che preoccupa è l’inserimento degli immobili oggetto di terzo condono tra quelli che potranno essere ricostruiti e beneficare di contributi. Una possibilità, un treno, questo, sul quale adesso vorrebbero salire tutti i Comuni dell’isola verde e sul quale già che c’è si butterebbe a pesce anche la Regione Campania. In fondo, carpe diem, l’appetito vien mangiando e chi più ne ha più ne metta. E così anche Giovan Battista Castagna, Giacomo Pascale e pare anche il più defilato Francesco Del Deo hanno chiesto di poter essere ricevuti nuovamente a Roma. Una sorta di appello prima che si partorisca un decreto che di fatto non terrebbe in considerazione nessuna delle istanze presentate dai nostri sindaci. L’incontro potrebbe esserci domani, mercoledì 19 settembre, o al massimo giovedì 20. Il tempo stringe, il parto non può più attendere. Nella speranza, evidentemente, che non si riveli un aborto.
Intanto sull’argomento è intervenuta anche la consigliera regionale di Forza Italia, Maria Grazia Di Scala, che è chiara e senza peli sulla lingua nella sua esposizione: “Nero su bianco, la bozza del decreto sul post-terremoto di Ischia conferma l’assoluta mancanza di serietà di questo Governo buono solo a chiacchiere e passerelle”. Poi ha aggiunto che “se la versione definitiva del decreto dovesse confermare il testo attuale Ischia resterebbe al palo, con le sue macerie e con un pugno di mosche in mano. Per Casamicciola, Lacco e Forio servono misure ed incentivi immediati per i cittadini e le imprese. Ci saremmo aspettati quanto meno il riconoscimento di zona franca, invece questo testo non prevede nulla. Nulla né ora né domani per gli sfollati e le aziende mentre si impedisce di fatto qualsiasi possibilità di avviare la ricostruzione delle abitazioni distrutte. Per non parlare dell’assenza di qualsiasi forma di risarcimento. I cittadini ischitani che hanno perso tutto, ed oggi anche la speranza, potranno al massimo avere un finanziamento agevolato. Cioè meno delle briciole”.