di Gennaro Savio
E’ una Befana amara, drammatica e di autentica disperazione quella che in queste ore stanno vivendo i quattordici lavoratori che sino a qualche giorno fa prestavano servizio presso le biglietterie Caremar del porto di Napoli e che da un giorno all’altro sono stati licenziati in tronco dopo decenni di onorata attività lavorativa. Da giorni sono in presidio permanente nella sala d’attesa di porto Calata di Massa dove nei giorni scorsi fu allestita persino una sorta di sala mortuaria con tanto di bara a testimoniare il lutto che ha colpito questi quattordici padri di famiglia già provati dal duro periodo di crisi economica che da anni ha investito il nostro Paese. Dopo giorni di protesta, l’unica novità al momento è che una delegazione di questi lavoratori sarà ricevuta da alcuni rappresentanti istituzionali.
Intanto per l’8 e il 9 gennaio prossimi è stato indetto, dal sindacato di base Orsa Marittimi, lo sciopero di 48 ore del personale marittimo Caremar Rifin garantendo i servizi minimi indispensabili. Un’ultima considerazione. In uno dei tanti cartelli esposti dai manifestanti a porto Calata di Massa campeggia la scritta: “Condannati a morte! Chi è il mandante?”. Una domanda, questa, a cui nei giorni scorsi ha dato risposta Domenico Savio, Segretario generale del PCIM-L. I responsabili politici ed istituzionali a livello regionale sono i partiti del centrodestra di Stefano Caldoro e del centrosinistra di Vincenzo De Luca che hanno fatto si che la Caremar venisse privatizzata e il governo Renzi che ha approvato l‘ignobile controriforma del lavoro detta Jobs act grazie alla quale oggi in Italia alle aziende conviene licenziare lavoratori quarantenni e cinquantenni e assumere giovani che vengono retribuiti con stipendi di fame rispetto all’elevatissimo costo della vita causando una povertà sempre più diffusa che coinvolge svariate generazioni: che vergogna! Ma nonostante questo Matteo Renzi continua a parlare di ripresa economica: assurdo!