Durante la celebrazione delle feste patronali, i tradizionali spettacoli pirotecnici tornano a infiammare l’opinione pubblica isolana. L’eterna disputa divide la popolazione in due fazioni, agguerritissime. C’è chi proprio non ha intenzione di intaccare una tradizione che affonda radici lontano nei secoli. Il fuoco d’artificio, potente, assordante, che coglie di sorpresa e fa vibrare corpo e anima, non si deve toccare, fa parte del nostro dna, dell’orgogliosa appartenenza alla cultura del Sud. Non sparare i fuochi sarebbe quasi uno smacco nei confronti del santo da celebrare. Inoltre, sostiene il generico avvocato difensivo dei fuochi d’artificio, piace ai turisti che dalle proprie parti non ha occasione di farsi travolgere da suoni cosi forti e assordanti, uno spettacolo che accarezza la voglia di adrenalina che passa anche attraverso giochi pirotecnici così dirompenti.
C’è poi la fazione opposta, progressista, che mal tollera i rumori forti. Considera i fuochi d’artificio un retaggio del passato, un inutile sperpero di denaro pubblico che potrebbe essere investito in ben altro piuttosto che fuochi che mandano, letteralmente, migliaia di euro in fumo. C’è poi la componente animalista che ricorda quanto dannoso sia il dirompente rumore dei fuochi d’artificio per cani, gatti e altri animali domestici terrorizzati dalle improvvise esplosioni. e la componente laica che auspica una minore genuflessione nei confronti di tradizioni religiose che stravolgono in maniera invasiva, a detta loro, le abitudini cittadine.
L’anti pirotecnico si appella alla necessità di essere moderni, di rinnegare tradizioni che indubbiamente vanno avanti da decenni, se non addirittura secoli. Ma c’è anche la necessità di guardare avanti, di ascoltare il senso comune che è cambiato. Si, il fuoco d’artificio può anche essere esploso, ma magari in maniera meno assordante e a suo modo spaventosa.
Chi ha ragione? Difficile dirlo, di certo l’argomento è molto sentito, accende gli animi e scalda la discussione. La testimonianza del professor Gianni Vuoso del “partito antipirotecnico” non poteva essere più chiara e caustica ed ha acceso il dibattito sul social network, specchio delle polemiche che si rincorrono nelle piazze del comune e di tutta l’isola d’Ischia soprattutto in queste giornate che sono state caratterizzate dai festeggiamenti in onore di San Giovan Giuseppe della Croce.
“Ero in giro nelle strade di Ischia quando ha preso il via la processione: campane suonate con una forza assordante. Botti all’impazzata. Se riflettete un po’ è roba da invasati. Ma che bisogno c’è di scampanare in quel modo? E che bisogno c’è di sparare tanto? Vi piace tanto il fragore di vere e proprie bombe? Andate nello Yemen, in Siria, in Libia e potrete godervi le bombe che l’Italia vende a quei paesi. Altro che fragore!” La potenza con cui vegnono sparati i fuochi d’artificio, indubbiamente, ricorda abbastanza da vicino esplosioni assimilabili a quelle che è possibile percepire presso gli scenari da guerra. Un’assimilazione talmente sentita che la pagina satirica “Ischitani Segnanti”, cavalcando le galoppanti polemiche che intasano le bacheche di Facebook, ha pubblicato un filmato dove si intravedono – e soprattutto si sentono – alcuni dei fuochi d’artificio sparati in occasione della festa di san Giovan Giuseppe, aggiungendo però al filmato amatoriale le famose e indimenticabili parole che il giornalista Emilio Fede prounciò durante l’edizione straordinaria di un telegiornale del 1991 che commentavano le prime fasi della Guerra del Golfo in Iraq. Ischia come Baghdad, questo in sintesi l’accostamento condiviso da molti.
Il professor Vuoso ha poi spostato la polemica ssul versante religioso, infiammando ancora di più gli animi: “Ho letto cronache di qualche collega che sj esalta nel raccontare i cosiddetti miracoli del santo dalle cento pezze. Una fantasia senza limiti che davvero fa vergognare l’uomo dotato di ragione. E giù scrivere del piacere che hanno anche i turisti dei botti, delle processioni. Nei primi giorni di settembre vivremo giorni di vera pazzia: s. G. Giuseppe e la bambinella e la madonna più grande e addolorata e botti senza alcun limite ‘perché’ festa’! E in ogni occasione la processione che invade il paese e crea disagi a chi deve andare alla ricerca di un parcheggio, perché la strada non deve avere auto in sosta, per non limitare la manifestazione di una idolatria che dovrebbe appartenere al passato e che la stessa bibbia condanna. E per osservare tali ordinanze il cittadino è costretto a perdere ore, ad affrontare problemi che interessano anche il proprio lavoro. La priorità è ‘la festa per il proprio santo. Bene. Festeggiatelo pure – ha tuonato il professore – ma non coinvolgete un intero paese. Nelle vostre chiese potete soddisfare tutte le vostre fantasie, dare sfogo a tutte le vostre credenze ma lasciateci in pace.”Un invito al rispetto di santi e fuochi si è levato dal popolo dei difensori della tradizione, esercito aggueritissimo che erge robusti scudi per salvaguardare la tradizione e non intende cedere ai colpi di chi vuole una festa più sobria e meno rumorosa.