ISCHIA. Le denunce che hanno portato alle indagini culminate nell’inchiesta “Free Market”, partirono com’è noto da Alessandro Slama, titolare di un’impresa di panificazione, il quale più volte aveva fatto riferimento alla circostanza che gli stand gastronomici allestiti negli eventi fieristici, gestiti direttamente dall’Associazione e dunque, secondo gli inquirenti, dal tenente della polizia municipale Antonio Stanziola, servivano, a detta proprio di quest’ultimo, per raccogliere fondi per “la chiesa” o comunque per opere sociali, come, peraltro, dichiarato anche da Antonio Scordo. Ma il parroco della chiesa di San Giorgio Martire, don Carlo Busiello, viene sentito il 27 dicembre 2013 e tra l’altro afferma:
“La predetta Associazione non è mai stata incaricata da me o dal consiglio pastorale Parrocchiale per l’organizzazione di feste o eventi direttamente legate al sostentamento della Parrocchia o a opere di bene curate da essa. Sono a conoscenza, perché riferitomi da terze persone, che solo una volta alcune collaboratrici della pastorale missionaria, ricevettero nell’anno 2011 una busta con circa 200 euro per le missioni ma donate dall’associazione “Amici di Testaccio”
Per gli inquirenti, era però evidente che l’associazione “Testaccio Grandi Eventi, approfittando della circostanza che alcuni suoi soci (Stanziola, Schiano, Vuoso e Scordo) erano componenti anche dell’Arciconfraternita di Santa Maria di Costantinopoli, pubblicizzava le proprie iniziative etichettandole come organizzate per fini di beneficienza, ingannando così la clientela che acquistava i prodotti vendute negli eventi fieristici, ritenendo ingenuamente che parte del ricavo venisse destinato alla Parrocchia o al sodalizio religioso per le opere benefiche. Il 19 gennaio 2014, in una conversazione intercettata, Scordo comunicava a Schiano che il Parroco Busiello, già ascoltato oltre tre settimane prima dai Carabinieri e quindi a conoscenza dell’indagine in corso, aveva respinto una donazione di danaro a nome dell’associazione proprio a causa dell’inchiesta. Secondo gli inquirenti, era dunque palese che l’Associazione, appena venuta a conoscenza delle attività investigative della Polizia Giudiziaria, aveva tentato di effettuare una donazione alla Chiesa allo scopo di occultare i guadagni dell’associazione, per far credere che fossero destinati ad opere di beneficenza. Emblematica, per il magistrato, la frase finale della conversazione dove Antonio Scordo, allarmato, chiede a Schiano di incontrarsi la mattina successiva per contattare il tenente Stanziola:
A: SCHIANO Antonio
S: SCORDO Antonio
A: ueeh
S: dove stai, a monte cotto?
A: e si sono sopra… mò vediamo ci vediamo stasera casomai o domani… va bene?
S: ma stai sulla casa?
A: sì
S: a va bene allora non scendo… no perché ti volevo dire un fatto… eee eventualmente… i soldi purtroppo don Carlo non li ha accettati perché ha detto ci stanno un inchiesta in corso…
A: Va bene… poi vediamo Antonio poi…
S: Antonio, domani mattina verso le undici dobbiamo vedere di… chiamare e parlare con Antonio (Stanziola, n.d.r.)
A: Va bene, ci sentiamo
S: ciao ciao.