GIOSI FERRANDINO RACCONTA ISCHIA A “IL RIFORMISTA”: LEGGI L’ARTICOLO

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TRATTO DA “IL RIFORMISTA”

 

DI GIOSI FERRANDINO

Come ogni altro isolano nel mondo, ho un legame profondo e viscerale con la mia isola. L’isola è una sorta di luogo eterotopico, un luogo esterno ad altri luoghi. Ischia, come del resto le altre isole, vivono di crisi che sfociano nel rinnovamento. È così dalla notte dei tempi e continuerà ad esserlo. Immaginate, del resto, il contesto. Isola verde, isola delle terme, isola della colonizzazione greca del Mediterraneo, isola del grand tour ottocentesco, isola dell’amore, isola del buon cibo, isola del cinema, isola di Visconti, isola di Rizzoli, isola degli spagnoli: tante definizioni differenti che si sommano componendo una realtà complessa, capace di conservare una propria identità ben definita nonostante sia in costante mutamento.

Dal mio punto di vista, Ischia è innanzitutto casa.
Ricordi, famiglia, amici, amori. Ogni angolo di questo scoglio – come lo definiamo noi ischitani, racchiudendo in esso, al contempo, ammirazione e disprezzo – ha contribuito a formare la mia personalità, il mio modo di vivere il mondo e relazionarmi ad esso.
Ischia è innegabilmente anche turismo. Ma non solo quello. Su un’isola di 47 chilometri quadrati esistono 107 diverse sorgenti di acqua termale, tra le quali spicca Nitrodi, sorgente utilizzata già dai romani che qui probabilmente edificarono un piccolo tempio, testimoniato da 12 rilievi marmorei custoditi al Museo Archeologico di Napoli e all’Ermitage di Sanpietroburgo. Definirlo caso unico appare riduttivo, soprattutto se si considera anche il ventaglio di proprietà terapeutiche e curative che le sorgenti offrono.
A Ischia il benessere è insito nel DNA stesso dell’isola, è qualcosa che ti accompagna dall’infanzia, che in un certo qual modo ti vincola all’isola, ti spinge a tornare, quasi che ogni isolano, in maniera inconscia, sia un moderno Ulisse che anela di ritornare alla sua Itaca.
Del resto, a Ischia mito e leggenda hanno contorni sfumati. Si dice che l’isola sia la tomba del gigante Tifeo, che osò sfidare Zeus e qui fu sconfitto e sepolto. Quel che è certo è che quest’isola dell’arcipelago campano ha una storia stratificata, collegata a molti punti di svolta della storia, sia antica che moderna.
Gerone di Siracura pare abbia edificato la prima versione di quello che oggi conosciamo come ‘Castello Aragonese’, simbolo indiscusso dell’isola, nel V secolo a.C. Era un tentativo di imporre un dominio su Pithekoussai, l’isola delle scimmie, che a quel punto della sua storia aveva già un paio di secoli di vita quale approdo mercantile greco nel Mediterraneo.
In quelle stesse mura, completate due millenni più tardi da Alfonso I d’Aragona, che edificò l’attuale Castello Aragonese, soggiornò la magnifica poetessa Vittoria Colonna. A lei si deve un’altra leggenda dell’isola: un amore segreto con Michelangelo Buonarroti. Si dice che il ‘Divin Artista’ la raggiungesse dall’omonima torre nella baia di Cartaromana attraverso un presunto tunnel sottomarino. Una leggenda d’amore – smentita, per carità, dalla storiografia – che però racchiude in sé parte dello spirito dell’isola.
Ischia è stata meta imperdibile del Grand Tour ottocentesco, come testimoniano scritti, poemi, novelle, dipinti, di alcuni dei più grandi artisti e pensatori dell’epoca. Tuttavia, a Ischia il turismo come industria è stato di fatto inventato negli anni ‘50 da Angelo Rizzoli. Ed anche questa è una storia d’amore.
Arrivò qui con il suo panfilo, il ‘Sereno’. Fu rapito dalla bellezza selvaggia dell’isola ed iniziò ad investirci cifre folli. La trasformò nell’isola del jet set internazionale, meta di star del cinema e della musica, capace per un ventennio di offuscare perfino la più famosa Capri, e in una apprezzata location cinematografica, peculiarità che resiste tutt’oggi.
Una storia d’amore, decisamente più piccante, è anche legata alla festa di Sant’Anna, la santa delle partorienti, che Ischia celebra ogni 26 luglio con la sfilata allegorica via mare e l’incendio del Castello. Pare infatti che le turiste chiedessero ai marinai di accompagnarle agli scogli di Sant’Anna quale voto per rimanere incinte. Andavano sole, non accompagnate dai mariti. E dopo poco il ‘miracolo’ si compieva. Da qui il proverbio secondo cui a Ischia si mangia, si beve e si fischia.
Gli anni ‘50 e il boom turistico sono anche alla radice dell’isola che conosciamo oggi, con tutte le sue molteplici contraddizioni. La crescente pressione antropica ha smascherato l’errore, frutto delle scelte compiute negli anni ‘80, di voler trasformare in cittadina una piccola isola del Mediterraneo. Risiede qui la genesi di molti dei problemi, compreso l’abusivismo edilizio, fenomeno nazionale legato alla tragica stagione dei condoni, che oggi attanagliano l’isola e che, con malizia e malafede, vengono indicati quali fattori scatenanti delle tragedie che si sono abbattute sull’isola.
Ischia però, come amo ripetere, è un laboratorio, i cui risultati si riflettono inevitabilmente al resto d’Italia. Qui ad esempio la battaglia alla plastica è iniziata molto prima che il tema diventasse tema caldo grazie alle decisioni del Parlamento Europeo. Il primo step fu compiuto nel 2016, quando ero sindaco di Ischia. Nel 2019, invece, si è firmato il protocollo d’intesa tra i sei Comuni dell’isola per il bando definitivo.
Sempre a Ischia si è iniziato ad impostare un diverso modello di turismo, che sia sempre più incentrato sulla qualità, piuttosto che sulla quantità. Ischia ha vissuto il suo apice, almeno da un punto di vista numerico, a cavallo tra anni ‘90 e inizio del nuovo millennio, con una media di 5 milioni di presenze ogni anno. Ora il paradigma sta cambiando, ed il merito è delle nuove generazioni, quei nativi digitali che hanno completato il percorso di studi ed ora si sono immessi sul mercato del lavoro, offrendo nuove prospettive, nuove competenze, nuove conoscenze.
È solo l’inizio di un percorso destinato a far rinascere l’Isola Verde. L’ho promesso in campagna elettorale, quando mi sono presentato per diventare sindaco di Casamicciola Terme. Già, proprio qui dove la natura si è abbattuta con tutta la sua furia, spazzando via vite e cose, stiamo progettando un nuovo modello di isola. La vogliamo green, e lo stiamo facendo piantumando alberi, recuperando e curando boschi e sentieri, suggerendo la transizione ad idrogeno ed elettrico, tanto nella mobilità privata che in quella pubblica. Lo stiamo facendo recuperando l’identità di un’isola termale, che sappia offrire bellezza e pace senza per questo rinunciare al divertimento, alle feste in spiaggia o in pineta. Lo stiamo facendo puntando sulla cultura, sulla storia, sull’enogastronomia e sulla musica.
Lo stiamo facendo valorizzando il mare e la nostra area marina protetta, il ‘Regno di Nettuno’, che nel volgere di un decennio ha contribuito al vasto ripopolamento dei nostri mari. Lo stiamo facendo recuperando edifici storici come il Pio Monte della Misericordia, dove puntiamo a creare, in accordo con alcune Università, un polo universitario del mare, oppure recuperando le Antiche Terme Bellazzi, le più antiche dell’isola, dove amava soggiornare Ferdinando II di Borbone.
È uno sforzo collettivo, imponente, che coinvolge tutti gli abitanti dell’isola. Perché è così che succede sulle isole: dalle crisi nasce il rinnovamento. Perché in fin dei conti poco importa che Ischia non sia Ibiza. Ischia è unica nel suo genere, una perla del Mediterraneo. E merita di essere amata incondizionatamente, com’è sempre avvenuto nella sua storia.