IL CAPITANO CENTRELLA CITTADINO BENEMERITO DI ISCHIA

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L’amministrazione del Comune di Ischia ha voluto salutare il Capitano Andrea Centrella   con un attestato di civica benemerenza: il militare infatti, dopo quattro anni, lascia il comando della Compagnia dei Carabinieri di Ischia per la città di Firenze. Ad accoglierlo in sala consiliare il Sindaco Enzo Ferrandino e i rappresentanti della giunta e del Consiglio Comunale. «Come Istituzione – ha dichiarato il Sindaco Ferrandino – ci tenevamo a tributarle un ricordo di questo suo passaggio significativo nell’ambito della nostra comunità. Sono stati quattro anni densi di accadimenti dove abbiamo imparato a conoscerci in maniera reciproca e,  durante i quali, come Istituzione, abbiamo apprezzato il piglio, la determinazione e la modalità di azione che ha seguito nell’interpretare questa funzione importante sul nostro territorio». Fortemente positivo il bilancio di questi quattro anni tracciato dal Sindaco Ferrandino che ha ripercorso gli obiettivi proseguiti dal Comandante Centrella con grande sforzo legati, in modo particolare, alla sicurezza stradale e al contrasto alla presenza di persone poco gradite durante i mesi estivi. «Ha saputo in questa fase interpretare quest’azione di governo del territorio in maniera sinergica con tutte le Forze dell’Ordine e per questo ci teniamo a consegnare un piccolo simbolo che ha però un alto significato; speriamo che lei possa metterlo nel suo ufficio di Firenze come filo di congiunzione con Ischia, per la serietà dell’impegno e la collaborazione prestata alle istituzioni locali, a difesa della legalità e della sicurezza nell’isola verde».ll Capitano Andrea Centrella lascerà l’isola il prossimo 19 settembre per raggiungere il nuovo comando, la Compagnia Principale di Firenze. Al suo posto subentrerà Angelo Pio Mitrione che giungerà sull’isola da Roma.«Sono davvero tanti i pensieri – ha dichiarato Centrella – di certo questo attestato sarà nel mio nuovo ufficio, vicino palazzo Pitti. Un oggetto materiale importante, ma non quanto le persone; quello che resta sono i legami non tanto quello che si è fatto. Impossibile, dato lo scorrere del tempo, lasciare qualcosa senza problemi, nuove sfide per chi verrà dopo. Nella mia azione ho cercato di vivere il momento storico e i suoi problemi. Di questi quattro anni  mi resta la bellezza dell’isola, delle persone che la popolano, un popolo mite e non potrebbe essere diversamente dato che ci troviamo in provincia di Napoli. In questa piccola dimensione, il frammisto tra pubblico e privato si percepisce spesso e diverse volte ha creato problemi nell’azione. E’ importante  sottolineare che non bisogna mai prendere sul personale l’azione pubblica: ci sono obblighi giuridici e nessuno vi è al di sopra. E’ stato bello – ha continuato Centrella – avere  la presenza di persone con cui ho avuto contrasti sul lavoro, ma c’è stata l’intelligenza di capire che non erano questioni personali, ma legate alla vita pubblica. Abbiamo cercato di tutelare la persona, a volte bene altre volte meno bene, l’obiettivo è migliorarsi sempre». Nel suo discorso di ringraziamento Centrella ha poi ricordato i terribili attimi del terremoto dove tanto ha fatto la sinergia tra le varie Forze dell’ordine, «è senz’altro un brutto momento perché lascio dopo 7 anni la Provincia di Napoli dove si sono creati rapporti personali e lavorativi. La malinconia traspare e svolgerò il nuovo incarico senza dimenticare quello che è stato. Il coordinamento è stato un aspetto importante soprattutto in una realtà piccola. Ricordo la notte del terremoto, eravamo fino alle due i soli sul posto, pochi uomini tra commissariato, carabinieri, finanzieri e capitaneria ed è stato solo grazie a questo essere amalgama, la squadra Stato, che è stato possibile salvare diverse vite; quelli che erano vivi sono stati estratti effettivamente vivi. Altra esperienza forte è stata quella del G7,  era proprio in  questo periodo che eravamo al centro dei sopralluoghi tra forte aspettativa e tensione. Mi scuso per i silenzi che ci sono stati, ma vi sposso assicurare che erano tutti silenzi significativi».