BARANO – E’ stato eseguito nei giorni scorsi il provvedimento di sfratto presso il fondo ai Maronti dove viveva la famiglia Roccocò in un manufatto in pietra costruito in una grotta. La famiglia dei Roccocò, conosciuta per le gesta di Ciro e Giorgio, eccellentemente narrate anche in un libro, “Il Principe di Cavascura” di Giovanni Angelo Conte, era una famiglia indigente che per anni ha vissuto in quel posto, ormai per sempre intriso con la storia e la leggenda dei Roccocò. Il procedimento giudiziario era iniziato circa vent’anni fa, e dopo due gradi di giudizio che avevano visto soccombente la famiglia Buono (detta Roccocò) si era arrivato al provvedimento di sfratto. Nel tempo però il proprietario del fondo e della struttura in muratura nella grotta, aveva concesso numerose proroghe, proprio per non aggravare ulteriormente lo stato di indigenza della famiglia e dei fratelli Ciro e Giorgio. A confermalo è l’avvocato Gianpaolo Buono, legale del proprietario del fondo: «pensi che il primo contratto che portò la famiglia Roccocò in questo fondo risale agli anni ’50. Si trattava di un fondo rustico che aveva un’estensione di oltre 4000 metri di terreno con un manufatto all’intero, dove ha vissuto questa famiglia. La proprietà ha sempre dimostrato una grande disponibilità e sensibilità. Tenga presente che il contratto è cessato nel 1996, quindi a distanza di quasi venti anni, dopo tante proroghe concesse, si è arrivati all’esecuzione. Inoltre poi c’è stata la dipartita dei fratelli, e attualmente la sorella, mi risulta non vivesse neanche nella struttura. Si è dovuto procedere ad un esecuzione forzata, in quanto, nonostante alla signora fosse stato concesso un ulteriore proroga per liberare l’immobile, non si è fatto trovare nessuno all’interno. Pertanto, l’ufficiale giudiziario per poter dare esecuzione allo sfratto ha chiesto l’assistenza della forza pubblica al fine di liberare l’abitazione, costituita da una grotta con una parte in muratura. Dopo tanti anni, e tante proroghe concesse dalla proprietà si è dovuta necessariamente concludere questa vicenda iniziata tantissimi anni fa» – ha concluso l’avvocato Gianpaolo Buono.
Così è questo l’epilogo di una lunga storia, di un racconto di un luogo, e se vogliamo anche di un modo di vivere, che per tanti anni ha caratterizzato la famiglia Roccocò.