L’INTERVISTA – UNIONI CIVILI, CARMELO BUONO: SPAZZATA VIA IPOCRISIA ISOLANA

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Carmelo BuonoDi Antonello De Rosa

ISCHIA. Il registro delle unioni civili diventa realtà sull’isola d’Ischia. La svolta epocale, che apre spiragli rivoluzionari, è stata effettuata dall’amministrazione foriana guidata da Francesco Del Deo che ha accolto quasi all’unanimità, con una sola astensione, la proposta avanzata da Domenico Savio, consigliere comunale e segretario del PCIML. Una decisione importante, profonda e dal grande valore simbolico che pone il comune di Forio al pari delle grandi città italiane che già hanno effettuato tale scelta per tendere una mano a quelle coppie, di qualsiasi sesso, che seppur convivono non vedono riconosciuto il proprio legame. Abbiamo chiesto a Carmine Buono, noto parrucchiere di Ischia e arguto commentatore delle vicende isolane, un’opinione in merito a un evento che sta facendo discutere l’intera isola.

Il comune di Forio entra nella storia dell’isola. Durante il recente consiglio comunale l’amministrazione ha approvato il riconoscimento delle Unioni Civili che illumina di una luce d’avanguardia il comune foriano. Cosa ne pensa in merito?

È un atto di profonda civiltà. Una certa parte dell’isola ha però accolto la notizia soffermandosi solo su un marginale aspetto della questione. Ci si sofferma troppo sulla possibilità di dare anche alle coppie omosessuali tale riconoscimento quando è un evento che abbraccia qualsiasi tipo di coppia, naturalmente anche eterosessuale, che vuole vedere tutelati i propri diritti anche se non decide di impegnarsi nel matrimonio. È un problema di tutti, quante famiglie dormono tranquille sapendo che i figli convivono e non hanno alcun diritto? È una decisione che guarda alle generazioni a venire, un atto di grande lungimiranza da donare al futuro. Un messaggio per guardare avanti e non ridursi al momento.

In effetti la situazione delle coppie che decidono di convivere non sposandosi è completamente priva di diritti…

Le donne dopo la stagione del femminismo hanno pensato che la convivenza fosse una conquista. Nulla di più falso e precario. I figli della coppia convivente sono garantiti, la donna invece rimane inesistente ,priva di diritti.

Un’ossessione quella di vedere il diavolo nella coppie omosessuali. Come si spiega ai giorni nostri ancora tutta questa difficoltà ad accettare la regolamentazione di queste unioni?

Non riesco a comprendere. Forse chi ha diffidenza per questi argomenti teme che le unioni di fatto possano rappresentare il grimaldello che apra poi la porta ai matrimoni gay. Ma da qui a discutere dell’istituto del matrimonio, attraverso un registro delle coppie di fatto c’è un abisso. E poi naturalmente c’è l’ingerenza del retaggio cattolico. Viviamo in Italia, un paese dove la Chiesa e lo stato laico sono talmente legati da far entrare lo spirito ecclesiastico fin nel DNA .

Il comune di Ischia ci aveva provato a entrare nella storia dell’isola, ma la delibera di Forio ha anticipato tutti…

Forio mi ha meravigliato, l’amministrazione si è dimostrata molto più avanti del proprio elettorato. Forse il comune ha voluto apparire avanguardista o forse abbiamo finalmente degli amministratori di larghe vedute che comprendono finalmente le esigenze dei propri concittadini.

La decisione del comune di Forio riuscirà a espandersi anche alle altre realtà amministrative dell’isola?

Mi auguro vivamente che possa esserci uno spirito d’emulazione da parte degli altri consigli comunali dell’isola che possano spezzare finalmente l’ignavia che regna sull’isola. Una situazione paradossale che sottolinea ancora una volta quanto importante sarebbe per l’isola avere un comune unico che possa garantire gli stessi diritti sull’intera isola.

Un passo davvero importante per l’emancipazione della società isolana. Crede che tale scelta possa aiutare a spazzare via quell’omofobia latente che a Ischia, come un po’ in tutta la provincia italiana, si annida tra le maglie della società?

L’omosessuale ischitano, un po’ per paura un po’ per vergogna, preferisce operare sottotraccia. Le ragioni sono molteplici, c’è un senso di vergogna ma si sentono soprattutto indifesi. La differenza la fa l’educazione, il rispetto per il prossimo e per le sue diversità. Probabilmente questa decisione del comune di Forio aiuterà a spazzare via lo scarso rispetto per le diversità.

Una decisione che apre anche a prospettive turistiche innovative…

L’isola con tale decisione si mostra più aperta alle coppie di fatto anche omosessuali. È un’occasione per esportare il prodotto Ischia agli occhi del turismo omosessuale, uno dei più ricchi del momento. Matrimoni gay sull’isola sono già stati celebrati. Perché non vendere Ischia come una bella location che possa diventare meta prediletta per le coppie dello stesso sesso? L’indotto turistico ne uscirebbe ravvivato. Perché Ibiza o Mykonos possono essere poli attrattivi per le coppie omosessuali e Ischia no? Bisogna mettere da parte l’atteggiamento bigotto e pensare a rinnovarsi. Si pensa ancora alle terme come a un’acqua miracolosa che possa risollevare sempre e comunque le sorti dell’economia isolana. Non è più così, quei tempi sono finiti. Guardiamo un po’ più avanti, bisogna essere lungimiranti. Altrimenti si tornerà a emigrare in massa, in passato con la valigia di cartone, adesso con il trolley, ma la sostanza non cambia.

La scelta storica del comune di Forio può rappresentare una svolta per spazzare via l’ipocrisia dilagante su certe tematiche?

Se le istituzioni si adeguano alle esigenze dell’uomo comune non avranno di che vergognarsi, devono ascoltare ciò di cui la cittadinanza ha bisogno. La legge nel garantire i diritti diffonde la felicità dei singoli che si sentono finalmente protetti. Ed essere felici nella comunità è un bene per tutti.

Quali prospettive si aprono per l’isola dopo questa storica decisione?

La mia speranza è che questa storica decisione del comune di Forio possa rappresentare un buon esempio per tutti i comuni isolani in modo che predano di petto i numerosi problemi che attanagliano l’isola, le scelte virtuose non possono far altro che partire dall’alto, dai sindaci. L’italiano medio è ben predisposto ad accettare leggi ad hoc che possano regolare fenomeni già all’ordine del giorno attorno a noi. “Sub legge libertas” dicevano i latini. Sotto la legge vi è la libertà. Le istituzioni hanno il dovere morale di cambiare la società in meglio palpando le esigenze della cittadinanza attraverso decisioni di grande lungimiranza.