LO STUDIO DEI SISMI AVANZA ANCHE GRAZIE AGLI SMARTPHONE

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Sul sito haisentitoilterremoto.it, attraverso il quale chiunque può far pervenire le proprie osservazioni su uno specifico evento sismico, possono essere visualizzati i 485 questionari utilizzati per elaborare una importante mappa, su un totale di 556, compilati in 134 comuni. Tutti dati relativi al terremoto che il 21 agosto ha colpito Casamicciola e disponibili : si tratta della prima applicazione sismologica del meccanismo del “crowdsourcing”, reso oggi sempre più efficace dall’ampia diffusione degli smartphone. La ‘percezione’ dei terremoti fa parte dello studio condotto da ricercatori dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) che ha messo a punto un nuovo metodo che consente di valutare la profondità dei terremoti del passato utilizzando esclusivamente le cosiddette “intensità macrosismiche”, ovvero la descrizione degli effetti che il sisma ha prodotto in un determinato luogo secondo la scala Mercalli. Ed il caso principale del nuovo studio è rappresentato dal terremoto verificatosi a Casamicciola. “A parità di magnitudo, la profondità di un terremoto determina differenze drastiche nella violenza dello scuotimento sismico e nella sua distribuzione – ha detto Paola Sbarra, ricercatrice dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia e autrice dell’articolo – se ne è avuta una prova molto evidente il 21 agosto 2017, quando un terremoto di magnitudo 4.0, che avrebbe causato solo molto spavento se avesse avuto la profondità tipica della sismicità appenninica – circa 10 km – è avvenuto invece a 1 km di profondità sotto Casamicciola, a Ischia, provocando crolli e molti danni, seppure in un’area di dimensioni limitatissime”. Il metodo innovativo messo a punto dal team dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia ha consentito di calibrare una relazione che lega la profondità di un terremoto alla distribuzione dell’intensità macrosismica. Per farlo sono stati studiati venti terremoti avvenuti tra il 1983 e il 2019, per i quali si hanno a disposizione dati relativi sia alla profondità strumentale, sia a un gran numero di osservazioni sull’intensità con cui ogni singolo evento è stato risentito dalla popolazione a diverse distanze dall’epicentro: terremoti che, nell’insieme, rappresentano una sorta di moderna “stele di Rosetta” sismologica. “Conoscere la profondità dei terremoti storici è fondamentale per poter stimare correttamente la magnitudo di ciascun evento del passato e per associarlo a una specifica faglia sismogenetica: un passaggio particolarmente critico nelle regioni in cui alla stessa localizzazione epicentrale possono corrispondere faglie poste a diverse profondità, come avviene nell’Appennino settentrionale e in Pianura Padana – conclude Paola Sbarra – il nuovo metodo permette di descrivere con maggior dettaglio le faglie in grado di generare futuri terremoti e, quindi, di prevedere efficacemente la distribuzione geografica dello scuotimento atteso”.