MARTUSCIELLO: L’EMPOLI? LO ALLENERO’ ANCHE COL CUORE…

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EMPOLI. Arriverà. Arriverà presto. Ma l’investitura ufficiale, ormai, è meno di una formalità. L’Empoli è di Giovanni Martusciello e l’Empoli secondo Giovanni Martusciello ha cominciato a muovere i suoi primi passi ieri, lunedì 23 maggio. Lo ha fatto con gli incontri operativi, quelli che devono gettare le basi per la stagione che verrà. Quelli dove si parla di mercato, ma non solo. Anche dello staff e della pianificazione del lavoro. Protagonisti il direttore sportivo Carli, rientrato alla base dopo una settimana di (meritato) riposo e, appunto, il timoniere delle nave. Che arriva da un’isola, una splendida isola che si chiama Ischia, ma che Empoli ce l’ha ormai nel sangue. Perché qui ha scelto di vivere, con la famiglia, perché qui ha scelto di lavorare. Nell’ombra, finora, sotto le luci della ribalta a partire da oggi. Anzi da ieri. Ma lui, il “bellu’ guaglione” che tutta Empoli “fa’ innammurà” non sembra spaventato. Anzi. Eppure il grande salto potrebbe non essere esattamente una passeggiata di salute. «Piuttosto – spiega Giovanni Martusciello – questa cosa la definirei una follia. Una follia degna di me e degna dell’Empoli. Forse è davvero un rischio quello che ho accettato di correre dando la mia disponibilità, ma è anche vero che nella vita il rischio maggiore forse è proprio quello di non rischiare».

Infatti la domanda d’obbligo è: ma chi gliel’ha fatto fare?

«Ed è una domanda alla quale neanche io, oggi, saprei rispondere. Fino a qualche tempo fa non avrei mai pensato di diventare l’allenatore dell’Empoli, ma soprattutto durante questa stagione qualcosa è cambiato dentro di me. E quando il presidente Corsi mi ha chiesto se me la sentivo ho detto subito sì. E convinto di farlo».

Non la spaventano neanche un po’ le nuove responsabilità?

«No, per niente. Perché da questo punto di vista non cambierà nulla. Forse la percezione che si ha dell’esterno, ma io le responsabilità in questi anni me lo sono sempre prese e me le sono sempre sentite addosso. Quindi l’approccio, almeno sotto questo profilo, non sarà diverso dalla scorsa stagione o anche due anni fa».

Però sarà costantemente sotto i riflettori…

«In molti mi aspetteranno al varco, lo so. Ma per diventare un allenatore c’è bisogno di fare l’allenatore. E mi sento pronto».

Una lucida follia, insomma.

«Forse si può dire anche così. Diciamo che oggi mi sento lucido e sereno. Ma soprattutto molto, molto felice».

Motivo principale?

«Alleno la squadra della città che amo. Di quella che è diventata mia e dove ho scelto di vivere. È un sogno che si avvera».

Eppure questa scelta potrebbe cambiarle la vita.

«Lo so. Che vada male o bene potrebbe portarmi via da Empoli, da casa. Cerco di non pensarci, però, Perché ho già lasciato una volta da giocatore (nel 1999, ndr) ed è stato l’errore più grosso della mia vita. Scelsi i soldi, quella volta, e il giorno dopo mi ero già pentito».

Perché, secondo lei, l’Empoli ha scelto Martusciello?

«Per dare continuità al lavoro degli ultimi anni. Quello iniziato da Sarri e proseguito da Giampaolo. Ho avuto la fortuna e il privilegio di lavorare con entrambi e ora sono pronto a provarci da solo. O meglio in prima persona, perché chi pensa di fare le cose da solo, nel calcio, non va da nessuna parte».

Di cosa avrà bisogno?

«Per prima cosa della disponibilità dei ragazzi. Dei giocatori. Un tecnico può avere le idee migliori, ma serve la convinzione e l’applicazione di chi deve metterle in pratica per riuscire a trasformarle in qualcosa di concreto. E questo aspetto, non lo nego, mi ha aiutato ad accettare».

Cioè?

«Sapere che questo gruppo è sempre stato disponibile al massimo. È successo con Sarri e con Giampaolo e così continuerà ad essere. Cambieranno molti giocatori, è vero, ma la conferma di molti elementi mi consente di sapere bene con che tipo di gruppo avrò a che fare. Il resto lo faranno le scelte del direttore Carli e del team manager Accardi: sanno meglio di me quali sono i giocatori da Empoli».

Magari lei dovrà cambiare qualcosa nel modo di rapportarsi con loro…

«No. Sarò sempre il solito Martusciello. Non cambierò il mio modo di essere anche perché sono capace di essere solo questo. Devi essere pronto a dare agli altri perché gli altri diano a te. Così ho sempre fatto e così farò».

Ha già parlato coi suoi maestri?

«Sì, con Spalletti, Sarri e Giampaolo. Tutti mi hanno spinto ad accettare».

Come sarà l’Empoli di Martusciello?

«La società, ripeto, ha scelto me per dare continuità al lavoro. Avremo gli stessi principi e la stessa filosofia degli ultimi anni. Ma come giocheremo non posso dirvelo. Dipenderà dalle caratteristiche di chi avrò a disposizione».

Potrebbe cambiare modulo?

«Vedremo a fine mercato. Ma posso dirvi che la scorsa esrare, quando Giampaolo provava il 3-5-2 fra lo scetticismo generale, io ero d’accordo con lui. Avevamo perso Valdifiori e temevamo di perdere Saponara. Quando poi è stato chiaro che Ricky sarebbe rimasto tornare al 4-3-1-2 è stata la scelta più logica. E facile».

Giampaolo che, congedandosi, ha messo l’accento sui meriti di Martusciello: ma ora chi sarà il “suo” Martusciello?

«Intanto ringrazio Marco per le belle parole. Per il resto avrà bisogno di un collaboratore di totale fiducia, è vero, e probabilmente verrà fuori da Empoli».

Lo ha già trovato?

«Sì, ma non posso dirvi chi è. Anzi, sto parlando da allenatore dell’Empoli senza esserlo ufficialmente ed è già troppo. Ma mi pare che il presidente Corsi qualche indizio ve lo abbia ormai dato (e ride, ndc)…».

Ci dica però come sta realmente la storia del patentino.

«Sì, questo posso dirvelo. Ho il punteggio per entrare nel prossimo corso Master. Il bando dovrebbe uscire a giorni. Al massimo a metà giugno. Una volta scattata l’iscrizione la deroga per un anno è automatica. Poi sarò impegnato con le lezioni a partire da gennaio».

Sa che la grande maggioranza del popolo azzurro, a partire dagli ultrà della Maratona, è molto soddisfatta delle sua nomina?

«Da queste persone e da questa città ho sempre ricevuto solo e soltanto affetto, ma tanto affetto. E oggi più che mai sento il bisogno di ripagarlo, di dare il massimo per me e anche per queste persone. E questo posso promettere: allenerò l’Empoli dando tutto me stesso. Con le mie capacità, con la testa, ma anche con il cuore».

DA IL TIRRENO