MAXI PROCESSO ABUSI EDILIZI, ALL’ESAME I PRIMI TESTI

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Stamane, presso la quarta sezione penale del Tribunale di Napoli, riprenderà la trattazione del processo che vede imputati 25 personaggi sull’asse Barano-Casamicciola, per reati legati a irregolarità edilizie risalenti prevalentemente al biennio 2009-2010. A febbraio il collegio presieduto dal giudice Acierno conferì l’incarico al perito per procedere alle trascrizioni delle intercettazioni relative ai residui capi d’accusa rimasti ancora in piedi, e stabilendo per la data odierna l’esame dei primi testimoni indicati dal pubblico ministero. Nella stessa occasione, i giudici fissarono anche un’ulteriore udienza, prevista per il prossimo settembre, nella quale saranno dichiarati prescritte tutte le altre ipotesi di reato. La prescrizione cancellerà molte delle accuse di falso ideologico e falso materiale, su alcuni episodi di abuso d’ufficio e di reati edilizi, prevalentemente riguardanti il ramo casamicciolese dell’inchiesta. Restano in piedi altre accuse, tra cui alcune di peculato e di omessa denuncia di reato da parte di pubblico ufficiale. Gran parte dei componenti delle amministrazioni dell’epoca dei Comuni di Casamicciola e Barano,  oltre a diversi tecnici dei rispettivi uffici tecnici comunali, risultano imputati in questa vicenda, basata su una serie di episodi di presunti favoritismi diretti a evitare l’abbattimento di costruzioni abusive, come risulta nella parte del processo che riguarda Barano, dove alcuni imputati sono chiamati a rispondere anche di abuso d’ufficio e voto di scambio. Le accuse coinvolgono anche diversi esponenti del Comando della locale Polizia municipale.  Sul versante casamicciolese, le accuse della Procura riguardano due episodi, uno incentrato su un immobile al Cretaio, per il quale gli inquirenti accusano tecnici e amministratori del comune termale di falso ideologico e abuso d’ufficio per occultare alcuni lavori abusivi compiuti sull’edificio, e l’altro su un fabbricato per il quale sarebbe stata illecitamente modificata la destinazione d’uso oltre ad aver effettuato alcune sostanziali modifiche architettoniche, senza le dovute autorizzazioni. La Procura ipotizzò, a vario titolo, il reato di falso ideologico, con circostanze aggravanti comuni e concorso di persone.