NASPI, NOI SIAMO NESSUNO: SE TUTTO VA BENE SIAMO ROVINATI

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NOTA DEL MOVIMENTO NOI SIAMO NESSUNO

L’aggiunta di una enne all’inizio della sigla cambia di poco l’acronimo ma stravolge di molto la sostanza: il passaggio dalla ASPI alla NASPI dimezza l’indennità di disoccupazione dei lavoratori stagionali del comparto turistico. Parliamo di circa 450.000 persone, non un numero enorme, tutto sommato, che vedranno dimezzato l’importo del sussidio di sussistenza (io direi di sopravvivenza) percepito nei mesi in cui l’attività turistica è sostanzialmente inattiva.
Ebbene, questo provvedimento voluto dal governo rappresenta l’ennesimo colpo inferto ad una delle fasce più deboli del mondo lavorativo. Un mondo, questo in oggetto, sottoposto costantemente a sfruttamento e vessazioni di ogni tipo: lavoro nero, demansionamento, mobbing. un mondo nel quale le ore lavorate sono spesso doppie rispetto a quelle stabilite per legge (e per giustizia sociale, osservo io). Un mondo strutturato in attività pesanti, usuranti, e che lascia poco o nullo spazio al sacrosanto riposo settimanale o alla libertà di passare qualche ora con gli affetti cari o di coltivare qualche passione personale. Un mondo che procura patologie cliniche fastidiose e perduranti o semplice (per modo di dire) stress psicologico e nervoso: si pensi ai chilometri che percorre un cameriere e ai vari compiti cui deve attendere, o alle ore passate in cucina da un cuoco costretto a lavorare quasi sempre a ritmi indiavolati, così come a quelle di un pizzaiolo davanti ad un forno incandescente. E a tacer degli sguatteri di cucina, così considerati dall’immaginario padronale ordinario. anche gli impiegati in un front office di albergo vivono un certo stress, per non parlare di una cameriera al piano o di un’inserviente.
Pensiamo anche ai contributi non versati, in tutto o in parte, dai datori di lavoro, agli infortuni non indennizzati, ai ricatti fatti sotto minaccia di licenziamento.
Con tutto ciò non s’intende affermare che non esistano imprenditori onesti, dotati di una minima umanità e che non cerchino a tutti i costi di raggiungere il miglior profitto passando sul vivo corpo dei lavoratori. Esistono albergatori, ristoratori e gestori di discoteche che rispettano i lavoratori e li gratificano come possono, consapevoli che un dipendente trattato bene e rispettato produce meglio, per gratificazione personale, per senso del dovere positivamente stimolato e per semplice gratitudine.
Quello che fa però montare rabbia nel popolo stagionale è soprattutto la mancata tutela, anzi l’aggravio, della posizione del lavoratore, privato sostanzialmente anche di quel piccolo paracadute sociale rappresentato dalla vecchia ASPI, ora ridimensionata e limitata. Quindi lo Stato, che rappresenta anche i lavoratori stagionali, si è posto come il più temibile degli avversari per codesti lavoratori e, a fronte di un miserrimo risparmio per le casse pubbliche, come sopra evidenziato riguardo al numero relativamente limitato degli impiegati nel settore’, il fatto che abbia venduto questa parte dei lavoratori del comparto turistico alla spietatezza del neoliberismo profittatore, fa gridare al sopruso.
La manifestazione in programma a Roma il 12 novembre dei lavoratori stagionali dovrà rivendicare con forza i propri diritti, e dovrà essere numerosa, perchè il messaggio sia chiaro e perentorio: Giustizia Economica e Sociale!
Post scriptum: ci si augura pure che siano tanti i lavoratori ischitani presenti al presidio di Roma, essendo Ischia una fra le realtà italiane fondate sul turismo che impiega un numero estremamente consistente di lavoratori stagionali.
Stefano santaniello