Il progetto di Bergoglio è quello di dare un taglio netto alle sedi al di sotto dei 90mila abitanti, che comporterà la diminuzione di una quarantina di vescovi italiani e parecchi mal di pancia nell’episcopato
In Italia è stata a lungo dibattuta, ma l’abolizione delle Province è andata in porto solo a metà. Dal Vaticano, invece, è in arrivo la “spending review” di Papa Francesco per le “province” della Chiesa italiana. Sulla scrivania di Bergoglio c’è, infatti, il progetto di riduzione delle 222 diocesi della Cei che prevede l’abolizione delle 36 sedi al di sotto dei 90mila abitanti. Un taglio netto che avrà anche come conseguenza la diminuzione di una quarantina di vescovi italiani che così scenderanno dagli attuali 236 a 200. Tutto ciò consentirà al Pontefice e ai suoi più stretti collaboratori di qualificare ancora meglio il processo di scelta dei presuli a cui affidare la guida di una diocesi nel tentativo di evitare quanto più possibile gli scandali, sessuali e finanziari in primis, per poi correre ai ripari, come avvenuto ad Albenga, con la nomina di un coadiutore, ovvero di un vescovo ausiliare con diritto di successione. Ma il progetto creerà non pochi mal di pancia contro il Papa nell’episcopato italiano e anche tra quei sacerdoti “carrieristi”, più volte bacchettati da Bergoglio, che in questo modo avranno meno possibilità di indossare lo zucchetto viola.
A essere abolite e accorpate con le diocesi confinanti saranno anche sedi storiche e blasonate come Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino, con i suoi 88mila abitanti, le sue 62 parrocchie e i suoi 62 preti, senza contare i 144 sacerdoti religiosi; ma anche San Marino-Montefeltro, con poco più di 61mila abitanti, 81 parrocchie e 50 preti; e una sede mozzafiato come Ischia con 48mila abitanti, 25 parrocchie e 33 sacerdoti. A svelare il progetto, che fino a quel momento era “sub secreto pontificio”, era stato lo stesso Francesco due mesi dopo l’elezione, il 23 maggio 2013, incontrando per la prima volta, nella Basilica Vaticana, tutto l’episcopato italiano. In quell’occasione, parlando a braccio, Bergoglio aveva affidato alla Cei “il dialogo con le istituzioni culturali, sociali, politiche”, ma anche “il lavoro di rendere forti le Conferenze episcopali regionali, perché siano la voce di tutte le regioni, tanto diverse”. E qui il Papa aveva svelato: “Io so che c’è una commissione per ridurre un po’ il numero delle diocesi tanto pesanti. Non è facile, ma c’è una commissione per questo. Andate avanti con fratellanza”.
Ma ora che il lavoro è arrivato al termine e che spetta solo a Francesco decidere di dare l’ok definitivo i malumori aumentano. Intanto, Bergoglio avrebbe chiesto al segretario generale della Cei, monsignor Nunzio Galantino, di dimettersi dalla guida della chiesa di Cassano allo Jonio, che però non sarà toccata dal taglio con i suoi 108mila abitanti, per dedicarsi completamente alla Conferenza episcopale italiana, i cui uffici sono a Roma. Nel progetto di “spending review” della Cei non sarà tagliato però l’Ordinariato militare, guidato dall’arcivescovo calabrese Santo Marcianò, nonostante da più presuli fosse stata avanzata la proposta di abolire questa diocesi atipica e di affidare ai singoli vescovi la cura pastorale dei militari presenti nelle porzioni di territorio affidate alla loro giurisdizione.
(da Il Fatto Quotidiano)