Come si ricorderà, il gip del Tribunale di Napoli ha convalidato gli arresti di Antonio Giannini, Roberto Giannini e Ivano D’Antonio, resisi responsabili della folle aggressione perpetrata a danno di Giuseppe Mattera mercoledì scorso nel primo pomeriggio in pieno centro ad Ischia, in via Antonio Sogliuzzo. Le motivazioni alla base della decisione del magistrato – che peraltro ha imposto l’obbligo di dimora sull’isola ai tre, evidentemente anche per tutelare l’incolumità della vittima – servono anche a fare luce su tutto il “sottobosco” di una vicenda davvero inquietante nei suoi contenuti e contorni. Tutto ha inizio, infatti, a seguito di denunce sporte proprio da Giuseppe Mattera in merito ad una presunta cessione di sostanza stupefacente per 70 euro, a dire dello stesso di scarsissima qualità: questo faceva in modo che tra quest’ultimo e gli indagati si creasse un clima di alta tensione sfociato poi (come evidenziato dagli atti di perquisizione posti in essere dalla polizia giudiziaria) in numerosi litigi verbali sfociati poi in aggressione. Questi contrasti finivano col coinvolgere indirettamente anche i carabinieri, i quali venivano fatti oggetto addirittura di una campagna di volantinaggio da parte di Ivano D’Antonio, che li accusava di comportamenti delittuosi, così come dimostrato da una serie di sequenze di alcuni filmati di videosorveglianza).
Nel corso dell’udienza venivano riproposti i fatti di cronaca così come più volte sono stati raccontati: Antonio e Roberto Giannini si avvalevano della facoltà di non rispondere mentre Ivano D’Antonio ammetteva l’aggressione ai danni del Mattera e pure di aver scritto e distribuito il predetto volantino diffamatorio ma di non essere a conoscenza di alcun fatto delittuoso addebitabile alle forze dell’ordine. Nel dispositivo si legge poi che relativamente ad uno degli addebiti “al di là dell’ammissione formulata dal D’Antonio, può senz’altro dirsi ricorrente il presupposto di grave indiziari età stante quanto dettagliatamente oggetto delle reiterate denunce del Mattera, quanto riportato dalla pg, sia in ordine agli antefatti tra gli indagati e la persona offesa e sia riguardo all’aggressione fisica posta in essere dai primi in danno della seconda, per come riscontrati dal verbale di sequestro degli oggetti contundenti utilizzati nell’occasione e dal referto delle lesioni subite dalla persona offesa e dalle forze dell’ordine intervenute nell’immediatezza”. Nel corso dell’udienza, inoltre, di particolare significato sono state anche le dichiarazioni rese da T.T., testimone occasionale dell’accaduto la quale ha avuto modo di sottolineare alle forze dell’ordine che aveva avuto modo di assistere agli assurdi fatti di via Sogliuzzo trovandosi in quel momento sul posto in compagnia dei figli minori. “Un ragazzo a bordo di uno scooter nero – aveva dichiarato agli inquirenti – scappava perché inseguito da tre persone di sesso maschile. Queste persone, con pugni e calci, fanno cadere il ragazzo… detto scooter è andato ad impattare sull’autovettura di proprietà di mio marito, il motociclista stava a terra e i tre aggressori hanno continuato a picchiare il motociclista con una ferocia inaudita anche se questo era in terra e non poteva muoversi”.
Una testimonianza assolutamente super partes e che ha avuto la sua incidenza soprattutto quando si è trattato di affrontare l’aspetto relativo alle esigenze cautelari. Il gip infatti ritiene che “al di là del profilo delinquenziale del D’Antonio, ricavabile dai precedenti penali dello stesso, il profilo concreto ed attuale del pericolo di recidiva in capo a tutti e tre gli indagati si evince non solo e violente modalità dell’agire delittuoso – posto in essere in pieno giorno, dinanzi a soggetti minorenni, incuranti di danni a persone o cose e che non ha trovato remore neanche nell’intervento delle forze dell’ordine – ma anche dall’evidente contrasto tra le parti che ben può costituire l’occasione di ulteriori appendici violente”. Insomma, c’è il rischio che episodi del genere possano ripetersi e perciò il gip ha ritenuto che quella del divieto di dimora in tutti i Comuni dell’isola d’Ischia, cumulativamente a quella dell’obbligo di presentazione alla pg, “appaiono proporzionate ai fatti ed idonee a salvaguardare l’esigenza cautelare sopra rappresentata impedendo ogni contatto tra i soggetti interessati e sottoponendo gli indagati anche ad un continuativo controllo di polizia”. Insomma, per quanto lontani da Ischia, i due Giannini e D’Antonio continueranno ad essere monitorati. E la loro posizione, in caso di ulteriori colpi di testa, si aggraverebbe inesorabilmente.