“PROVE SCHIACCIANTI”: CPL E MODENA, I PERCHE’ DEL GIUDIZIO IMMEDIATO

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CONCORDIA. «La prova dei fatti è evidente». Con queste lapidarie conclusioni, la Procura di Modena ha chiesto e ottenuto il “giudizio immediato” per tutti gli indagati del principale ramo dell’inchiesta Cpl, quello confluito a Modena. Il giudice ha così fissato la prima udienza, che si terrà a Modena il prossimo 25 novembre.

Gli imputati. L’ex presidente Roberto Casari, i consiglieri Nicola Verrini e Maurizio Rinaldi (ex presidente del Modena calcio) il super consulente Francesco Simone, e il collega Giorgio Montali, il fratello del sindaco di Ischia Massimo Ferrandino e la stessa cooperativa Cpl, con la decisione del Gip andranno direttamente davanti al giudice del dibattimento. Per reati che a vario titolo vanno dall’associazione a delinquere alla corruzione, dalle false fatturazioni alle dichiarazioni infedeli per creare fondi neri.

Prove schiaccianti. Nell’atto che chiude le indagini e certifica i reati, a firma del Procuratore facente funzioni Lucia Musti e dei due sostituti che l’hanno affiancata, Pasquale Mazzei e Marco Niccolini, l’evidenza schiacciante delle prove viene dedotta dalle informative di polizia giudiziaria, dagli accertamenti informatici, dalle intercettazioni telefoniche ed ambientali, dagli esiti delle perquisizioni e sequestri eseguiti anche nella sede di via Grandi a Concordia.

Non solo: i magistrati modenesi attingono anche alle “risultanze e argomentazioni delle ordinanze cautelari” che hanno colpito tutte le persone coinvolte nel complesso procedimento penale. Si tratta di un riconoscimento, una promozione pieno titolo dell’eccezionale lavoro della Direzione distrettuale antimafia di Napoli e dei carabinieri del Nucleo Tutela patrimonio, contro i quali – specie da parte degli inesauribili fautori di Casari e soci – non erano mancate le stilettate e le accuse di una vuota spettacolarizzazione.

Indagini incalzanti. L’incalzante lavoro dei militari, quello non meno “sul pezzo” dei magistrati campani, ha invece prodotto un’onda d’urto nella raccolta degli indizi e degli spunti investigativi che nella assai più compassata Modena è stata ritenuta così completa da rendere inutile il passaggio intermedio dell’ udienza preliminare. Non solo. I magistrati di Modena, ad indagini concluse con tempi non “biblici”, ritengono anche di non dover modificare “le attuali modalità di custodia delle cose sequestrate”.

L’associazione a delinquere. In questa inchiesta modenese non entrano le frequentazioni e gli accordi con in Clan dei Casalesi, al centro di un’altra delle inchieste sulla Cpl, per la metanizzazione dell’ Agro aversano. Quindi niente “stampo mafioso” o concorso esterno all’associazione a delinquere mafiosa. L’accusa coinvolge in questo caso Casari, Verrini, Rinaldi, Ferrandino, Montali e Simone. Perchè «si associavano tra loro al fine di commettere una serie indeterminata di delitti in materia di fatture false e di dichiarazione fraudolenta, mediante uso di fatture per operazioni inesistenti e altri delitti contro la pubblica amministrazione«. In particolare «un numero indeterminato di delitti di corruzione inerenti alla aggiudicazione e gestione di appalti».

Incarichi fittizi. Per i procuratori modenesi, Casari, Verini e Rinaldi si servivano della loro posizione per avvalersi «indebitamente delle risorse materiali e finanziarie della società Cpl peil raggiungimento dei fini criminosi». Confermato anche che «Casari e Verrini avvalendosi della complicità di Simone e Montali investivano di incarichi di consulenza del tutto fittizi in quanto totalmente privi di concreta utilità economica rispeto alle attività dell’impresa». I due infatti venivano usati come produttori di fatture dalle quali ricavare i fondi necessari alla corruzione. Ferrandino poi «partecipava alla associazione adoperandosi attivamente come intermediario nei rapporti corruttivi con il fratello Giuseppe», sindaco di Ischia, nonchè per organizzare «attraverso conoscenze e appoggi privati ulteriore commesse«, presso gli altri Comuni dell’isola di Ischia.

La corruzione. Casari, Verrini, Massimo Ferrandino (ma in un procedimento speculare trattenuto a Napoli sono indagati anche Giuseppe Ferrandino e Silvano Arcamone, quest’ultimo tecnico comunale a Ischia), sono accusati di corruzione impropria. Ovvero i tre avrebbero corrotto il sindaco per favorire e accelerare la metanizzazione di Ischia e degli altri comuni dell’isola.

(La Gazzetta di Modena)