Gli addetti dell’Arpac, l’Agenzia regionale per la protezione ambientale, hanno effettuato rilievi lungo le coste campane. I responsi non sono stati edificanti, in quanto specialmente nella penisola sorrentina sono stati rilevati diversi sforamenti del limite massimo previsto per quanto concerne batteri pericolosi come gli enterococchi e gli escherichia coli. Resta da vedere se si tratta di un eccesso di concentrazione a carattere passeggero, dovuto a fenomeni contingenti, oppure se siamo di fronte a un fenomeno permanente, e allora ci sarà da preoccuparsi. In ogni caso i tecnici dell’Agenzia a stretto giro dovranno effettuare nuovi rilievi nelle acque dei litorali campani, e allora si saprà qualcosa di più. Se entriamo nel dettaglio, la situazione “ischitana” è comunque meno peggio della media. Nelle acque della spiaggia dei Maronti a Barano, una settimana fa è stato accertato un leggero superamento della concentrazione di enterococchi intestinali: 238 unità in 100 millilitri di acqua, mentre il limite massimo previsto dalla legge è 200. Valori simili sono stati registrati anche nella vicina isola di Procida, nei pressi della spiaggia del Cimitero. Nello scorso weekend, l’imbarcazione dell’Arpac è comunque ritornata presso le coste ischitane e procidane, per le analisi che faranno da controprova. Ovviamente i tecnici si sono interrogati sulle possibili origini di tale sforamento dei valori, che non possono essere stati causati da fortissime piogge (inesistenti nei giorni precedenti ai campionamenti) e dall’eventuale entrata in funzione della fuoriuscita di acque fognarie per evitare danneggiamenti alle tubature. Quindi resta in una certa misura sorprendente tale pur minimo superamento del limite. Potrebbe anche essere che la mancata o insufficiente manutenzione delle vasche abbiano fatto scattare la fuoriuscita delle acque nere anche in presenza di scarse precipitazioni.
Nel resto dei litorali campani vi sono casi ben più gravi, come nella citata penisola sorrentina, dove in alcuni punti, come nei pressi di Vico Equense, oltre a schiuma e rifiuti in superficie, si sono registrati fino a oltre duemila escherichia coli in cento millilitri, laddove il massimo valore per definire un tratto di mare senza rischi per i bagnanti è di cinquecento unità. Valori anche peggiori sono stati rilevati in due arenili di Meta di Sorrento, in cui i limiti di concentrazione di enterococchi sono stati superati con una quantità oltre dieci volte superiore, mentre per gli escherichia coli i valori rilevati sono cinque volte quelli stabiliti come massimi dalla legge. Un comune denominatore, in questi casi, è che le amministrazioni comunali dei siti dove sono stati rilevati gli sforamenti non emanano praticamente mai il divieto di balneazione quando arriva il risultato delle analisi Arpac: un’attitudine dovuta probabilmente al timore di rovinare la reputazione, e quindi gli affari, delle proprie località balneari, ma che a fine anno si trasforma in salate multe da parte dell’Unione Europea, che vengono inflitte alle regioni che non rispettano la procedura.