RUSPE IN ARRIVO A ISCHIA: TRE FAMIGLIE PERDERANNO LA LORO UNICA CASA

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di Gennaro Savio

In Campania gli abbattimenti delle prime case di necessità continuano a fare dannare, piangere e disperare interi nuclei familiari. Donne, uomini e bambini che dopo venti, trent’anni vengono sbattuti per strada senza che nessuno offra loro un’alternativa abitativa. Si tratta centinaia di migliaia di cittadini che si sono visti costretti a costruire senza licenza edilizia a causa delle inadempienze dello Stato che non avendo approvato i necessari strumenti urbanistici quali piani paesaggistici e regolatori, da decenni non danno a nessuno la possibilità di costruirsi un’abitazione o di ristrutturare o ampliare la casa ereditata da nonni e genitori. E per questo gli abbattimenti programmati sono decine di migliaia e riguardano generalmente le case della povera gente e solo in rarissimi casi immobili della grossa speculazione edilizia affaristica con cui sono state effettivamente distrutte coste e colline della nostra stupenda regione. Nel comune di Ischia, per il prossimo 19 marzo, è prevista la demolizione di un’immobile che ospita ben tre famiglie la cui costruzione ha avuto inizio negli anni ’90.

Per esso la solita trafila. Sigilli, provvedimenti giudiziari, di cui anche uno restrittivo ai domiciliari per Enrico Scotto di Clemente, e poi il patteggiamento che ha prodotto una sentenza della Magistratura passata in giudicato. La cosa che rattrista di più è il fatto che ad essere privati della propria abitazione spesso sono bambini e persone anziane malate, proprio come nel caso della famiglia Scotto di Clemente come ci spiega la signora Anna Scotti. “Questa – ci dice in lacrime la signora Anna – è la mia vita. La storia mia è questa casa. Quando mi sono sposata non avevo niente, nemmeno una tazza di caffè. L’abbiamo fatta io e mio marito con tanti sacrifici, nessuno ci ha dato niente. Questa casa è la vita mia e dei miei figli. Stanno mandando fuori casa un malato oncologico terminale con un tumore alla prostata all’ottavo stadio. Mio figlio a quarantasei anni già sta in pensione a causa di una acufene all’ultimo grado rimediata per cause professionali. Questa è Legge??? Dove sta lo Stato? Chi lo sta aiutando a mio Figlio? Nessuno lo sta aiutando. Alla fine ci devo pensare io”. Anche la figlia della signora Anna, Rosaria Scotto di Clemente mamma di tre bambini di 7, 11 e 13 anni, è disperata per trovarsi da un giorno all’altro senza la casa dov’è cresciuta. “Dove andiamo – si chiede disperata la signora Rosaria – dove andiamo? A me famiglia con bambini nessuno mi ha tutelato. Il Comune non mi ha trovato una sistemazione provvisoria.

Per me si sta prodigando la comunità, la chiesa, le mamme. Mi stanno aiutando loro. Il comune, il sindaco voltano la faccia. Gli assessori, tutti quelli che si sono dimostrati amici fino adesso, hanno girato la faccia. Io mi trovo accanto solo le mamme della scuola, la chiesa e le mamme della palestra. Sono loro che mi stanno dando la forza per andare avanti ma non certamente il potere. Potere, vorrei vedere se loro le case ce le hanno abusive o in regola. Meglio che non parliamo”. Cosa aggiungere. Fa davvero male al cuore vedere in questa casa giochi, peluche, libri e quaderni di bambini la cui abitazione ha le ore contate e che a breve diventerà un cumulo di macerie, macerie identiche a quelle che in altri paesi in guerra sono causate dal lancio di missili e bombe. E’ chiaro, la Magistratura fa il suo corso, applica le Leggi vigenti, anche se in questo caso dobbiamo sottolineare che lo fa con un ritardo di quasi quarant’anni dall’entrata in vigore della Legge n. 47 del 1985, che per la prima volta ha previsto, in materia, la demolizione in aggiunta alla sentenza di condanna. E così, in molti casi, chi ha commesso l’abuso è già deceduto da tempo e a subire la tragedia dell’abbattimento della propria unica casa di abitazione sono figli e nipoti innocenti la cui unica “colpa” è quella di aver ereditato questi immobili ormai abitati da decenni. E pensare che secondo il codice penale la pena per l’omicidio d’impeto si prescrive in 21 anni. La demolizione, invece, non si prescrive mai. Assurdo. Difficile da comprendere…e da accettare in uno Stato di Diritto come dovrebbe essere ritenuto il nostro Paese. Si consideri, poi, che, come ha scritto l’Avvocato Bruno Molinaro sulla Rivista Giurisprudenza penale, la stessa Corte Europea, in una recente storica sentenza (Simonova contro Bulgaria), ha stabilito che “la demolizione è contraria ai principi di una società democratica quando colpisce l’unica casa del contravventore, sprovvisto di alloggio alternativo”.

In ogni caso, però, il problema vero è costituito dalla politica. Quella stessa politica che nei decenni passati ingessando i territori e non dando a nessuno la possibilità di costruire nella legalità, ha prodotto la tragedia degli abbattimenti e che, da Ischia a Roma, passando per Napoli, a tutt’oggi continua a non avere la volontà, attraverso i suoi rappresentanti eletti dal popolo, di fermare questa autentica tragedia sociale. Nonostante le false promesse elettorali di qualcuno, nonostante esponenti di vari partiti eletti nei consigli comunali, in Consiglio regionale ed in Parlamento da anni promettano la soluzione di questo dramma salvo poi dimenticarsene quando si accomodano sulle comode e redditizie poltrone del potere. Politici che dinanzi alle lacrime e alla disperazione della signora Anna dovrebbero sobbalzare dalle proprie sedie, impallidire e provare quantomeno un minimo di imbarazzo per non avere ancora fermato questa tragedia sociale. Il governo nazionale ed il Parlamento adottino subito una soluzione per far smettere di piangere in Campania decine e decine di migliaia di nuclei familiari continuando a garantire loro il diritto alla casa o concedendogli immediatamente un’alternativa abitativa. E’ veramente inconcepibile e disumano che in un momento storico di inenarrabili difficoltà economiche per gli italiani, dopo che da quarant’anni lo Stato non realizza alloggi popolari e dopo che elettoralisticamente parlando per decenni si è speculato sull’abusivismo di necessità, si continuino ad abbattere abitazioni e a negare il diritto alla casa a centinaia di migliaia di famiglie italiane e campane.