Il Gip del Tribunale di Napoli Marcello De Chiara ha dissequestrato le aree attigue a un noto ristorante situato alla Scarrupata. Il titolare, difeso dall’avvocato Lorenzo Bruno Molinaro, si è visto recapitare dagli uomini della Guardia Costiera in forza presso l’Ufficio circondariale marittimo di Ischia il provvedimento di dissequestro definitivo. La misura di sequestro preventivo era stata applicata lo scorso febbraio dagli stessi ufficiali di polizia giudiziaria, in esecuzione di un decreto di sequestro preventivo emesso dal Gip del Tribunale di Napoli, su richiesta della Procura della Repubblica. Veniva contestata la presunta “occupazione abusiva di demanio marittimo,una realizzazione abusiva di opere entro il limite di 30 metri dal confine demaniale marittimo comportante una modifica dello stato dei luoghi in aree sottoposte a vincolo paesaggistico in assenza dei titoli previsti”. Le indagini erano state compiute dalla Guardia Costiera e coordinate dalla Quinta Sezione reati ambientali della Procura di Napoli, indotte dalla presunta difformità rispetto a quanto riportato nelle planimetrie della concessione demaniale marittima rilasciata dal Comune di Barano d’Ischia. Una separata contestazione riguardava presunte irregolarità nelle “modalità di smaltimento e movimentazione di rifiuti liquidi ad opera del titolare del punto di ristorazione in violazione della normativa speciale di settore”.
Al di là del freddo linguaggio burocratico, il titolare Vincenzo Vacca aveva subìto il sequestro di un piccolo comodo rurale, ritenuto non legittimo, e di un piccolo sentiero ricavato tra i canneti verso la spiaggia, oltre alla mancata predisposizione di un adeguato impianto per lo smaltimento delle acque bianche. La prima opera è stata demolita, così come è stato ripristinato lo stato del canneto, fino alla messa in opera dell’impianto richiesto dalla legge. La polizia giudiziaria aveva effettuato un sopralluogo redigendo una nota lo scorso 7 maggio. Dall’ispezione era emerso che il titolare aveva provveduto al “pieno e integrale ripristino dello stato dei luoghi, eliminando tutte le opere abusivamente realizzate”.
Alcuni giorni dopo, l’avvocato Molinaro ha presentato al Sostituto procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Napoli, dottoressa Manuela Persico, l’istanza di dissequestro definitivo. Nel documento, il professionista ha messo in rilievo come, senza pregiudizio delle proprie ragioni difensive, il titolare abbia «inteso attivarsi sia per demolire le opere” contestate nel decreto di sequestro preventivo, “sia per conformare alla normativa vigente la propria attività di smaltimento dei reflui». Dopo che fu disposta la restituzione del bene con provvedimento del 21 febbraio per consentire sia l’adeguamento dell’attività di smaltimento dei reflui sia l’eliminazione delle opere abusive, l’istanza continua affermando che «l’intervento è stato realizzato e come accertato sia dalla Polizia Giudiziaria operante con sopralluogo del 7.5.2018 sia con la relazione di perizia dell’ing. Benito Trani del 17.5.2018 è stato eseguito l’intervento di demolizione–eliminazione del manufatto precario in legno di mq 7, l’eliminazione del sentiero di collegamento tra il manufatto e la sottostante spiaggia, nonché “l’adeguamento dell’impianto smaltimento reflui con realizzazione di un impianto di sollevamento meccanico composto da stazione di pompaggio installata nella vasca a tenuta esistente e tubazione di collegamento in politilene tra la stazione di pompaggio a valle e via Piano”».