SCUOLE, IL MIUR RALLENTA SUL PIANO STRALCIO: “SERVONO MAGGIORI INFORMAZIONI”

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A meno di un mese dall’inizio dell’anno scolastico, prosegue serrata l’interlocuzione del Comune di Casamicciola col Ministero dell’Istruzione. L’oggetto del pressing  è proprio il fabbisogno relativo agli interventi di edilizia scolastica. Meno di due mesi fa il Miur aveva chiesto ai Comuni l’aggiornamento del quadro degli effettivi fabbisogni per tali interventi, resisi necessari dopo il terremoto, rispetto al piano già predisposto e inviato dal Commissario delegato all’emergenza, redigendo apposito elenco specificando la tipologia, l’istituto scolastico e l’importo di finanziamento. Da parte sua, il Comune rispose manifestando la propria impossibilità a garantire il diritto allo studio in quanto tutte le strutture scolastiche sono state danneggiate dal sisma, nonostante la vitale e indifferibile necessità di ripristinare le attività didattiche nel minor tempo possibile. L’ente manifestò quindi l’intenzione di procedere a effettuare i lavori presso due sedi dell’Istituto comprensivo Ibsen per riportarle alle condizioni ante sisma, eliminando le criticità prescritte dalle schede Aedes redatte dai tecnici abilitati dalla Protezione Civile, con interventi di manutenzione straordinaria o di miglioramento sismico, grazie ai finanziamenti previsti nell’ordinanza del capo Dipartimento. Tali lavori sarebbero dovuti essere avviati quanto prima, dal momento che il Comune si è attivato per le indagini necessarie alla progettazione ed esecuzione degli interventi.

Tuttavia, pur preannunciata in una delle tante teleconferenze, la risposta del Ministero è formalmente arrivata dopo oltre un mese, tramite una nota della dottoressa Montesarchio, Direttore generale del Ministero per gli interventi di edilizia scolastica. Il Miur ha infatti reputato insufficienti le informazioni sugli interventi necessari per il ripristino di agibilità degli edifici scolastici. Come fu specificato anche nella riunione tenutasi presso il Dipartimento della Protezione civile, tali informazioni non sono state reputate adeguate per la definizione del piano stralcio per gli interventi previsti dal Comune. Il Ministero ha specificato che occorre indicare dapprima l’edificio interessato, anche attraverso l’indicazione del codice edificio, che risulti di proprietà del comune e che rientri nella propria competenza. In seconda battuta va indicata la tipologia dell’intervento, che non deve comunque essere legato al processo di ricostruzione, e infine l’importo necessario con il relativo quadro economico dell’intervento.

Nella nota, il direttore generale spiega che allo scopo di “poter consentire a questa Direzione, in qualità di Soggetto attuatore, di effettuale tutte le valutazioni opportune e di definire il piano stralcio nei limiti delle risorse disponibili da sottoporre al Commissario delegato e, successivamente, all’approvazione dello stesso piano da parte del Capo Dipartimento della Protezione Civile, ai sensi dell’articolo 1, comma 4 dell’ordinanza n. 476/2017, è necessario poter disporre di tutte le informazioni necessarie e delle stime dei costi”. Il documento prosegue segnalando la necessità per cui il Comune “attesti che non sussistono altre e ulteriori soluzioni praticabili o strutture che consentano la regolare attività didattica, che sull’edificio ovvero sugli edifici indicati non siano state investite altre e ulteriori risorse pubbliche per interventi di ripristino dell’agibilità a seguito del sisma e che la durata degli eventuali lavori comunque legati al processo ricostruttivo sia tale da giustificare, in termini di efficacia e di efficienza della spesa pubblica, un intervento provvisorio di ripristino della funzionalità delle strutture”. Una precisazione che si spiega col fatto che il Soggetto attuatore, in questo caso il Ministero, con le risorse individuate non può sostituirsi all’ordinario processo di ricostruzione. Ulteriore richiesta al Comune è quella di precisare se sia stato redatto un apposito progetto esecutivo, che dovrà essere acquisito agli atti di questo Ministero, e se l’ente sia in condizione o meno di poter espletare direttamente la procedura a evidenza pubblica per  l’affidamento dei lavori necessari. La nota si chiude con la raccomandazione di prammatica affinché il Comune attenda la definizione del piano-stralcio, e ribadendo la necessità e l’urgenza di acquisire le informazioni indicate. Tuttavia, il Comune aveva già inviato gran parte di tali informazioni in alcuni documenti allegati: il rischio è che  si arrivi alla scadenza di settembre ancora sguarniti di fronte alle esigenze della popolazione scolastica, a forza di rimpalli e rinvii di natura tipicamente burocratica.