SPACCIO, CONDANNATO IL “CORRIERE” DI BARANO

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Il baranese Michele Di Costanzo, sul banco degli imputati con l’accusa di detenzione al fine di spaccio di sostanze stupefacenti, è stato condannato alla pena di un anno e dieci mesi di reclusione, ottenendo la sospensione condizionale della pena. Il processo si è svolto ieri mattina a Napoli con la formula del rito abbreviato, espressamente richiesta dal suo legale di fiducia, l’avv. Antonio De Girolamo, che è riuscito a portare a casa un risultato brillantissimo, un vero e proprio capolavoro di “strategia difensiva”. Basti pensare che il pubblico ministero aveva addirittura richiesto una condanna pari a quattro anni e sei mesi di reclusione, di fatto quasi il triplo di quella che è stata poi comminata al gip all’autotrasportatore isolano. Alla fine, nel corso del processo, è stata esclusa la finalità dello spaccio, ma è passata la tesi della sola detenzione e nello specifico si è insistito anche sulla professione di Michele Di Costanzo. Per farla breve, l’uomo era consapevole che la droga venisse trasportata ma non che sarebbe stata venduta e questo gli ha consentito di ottenere tutte le attenuanti generiche del caso. La sostanza stupefacente, insomma, secondo la linea difensiva, gli era stata affidata a scopo di trasporto, non certo perché lo stesso dovesse cederla a terzi.

Si chiude così una vicenda giudiziaria che aveva avuto la sua genesi nell’estate dello scorso anno e che suscitò enorme scalpore e “rumore” sull’isola d’Ischia. Quando agli onori della cronaca balzò la storia di un semplice corriere di professione, con un piccolo dettaglio non trascurabile: trasportata anche droga, e tanta pure. E così il baranese Michele Di Costanzo, autotrasportatore incensurato ed all’apparenza insospettabile, venne stato arrestato dai carabinieri che lo bloccarono nel primo pomeriggio del 20 agosto mentre sbarcava dal traghetto a bordo del suo camion al cui interno si nascondevano ben 500 grammi di hascish. La sostanza stupefacente fu trovata dopo che il mezzo di trasporto venne stato condotto in caserma per una minuziosa ed accurata perquisizione che fornì gli effetti che si auguravano gli inquirenti (i quali evidentemente avevano certezza che a bordo di quel grosso automezzo ci fosse sostanza illecita come la droga). A quel punto inevitabilmente scattò anche un’altra perquisizione all’interno del deposito dove lavorava l’uomo, che però non sortì alcun effetto. Dopo gli adempimenti di rito, il Di Costanzo fu condotto al carcere di Poggioreale.