Presso il Tribunale del Riesame stamane sarà discusso il ricorso inoltrato dagli avvocati Nicola Nicolella e Vito Mazzella per conto dei suoi assistiti, Antonio e Roberto Giannini. I due, rispettivamente padre e figlio, sono accusati insieme a Ivano D’Antonio di aver aggredito Giuseppe Mattera nel pomeriggio di mercoledì 22 agosto, in via Sogliuzzo a Ischia. Come si ricorderà, la violentissima aggressione sarebbe stata una sorta di “spedizione punitiva”. La vittima sarebbe stata oggetto di ripetute minacce da parte degli arrestati, che secondo gli inquirenti erano dediti al traffico di stupefacenti e facevano parte di un sodalizio: i due Giannini e D’Antonio imputavano al loro rivale di essere un confidente delle forze dell’ordine e per questo avevano promesso che gliela avrebbero “fatta pagare”. I tre erano finiti nel carcere di Poggioreale, e l’arresto era poi stato successivamente convalidato dal Gip del Tribunale di Napoli, il quale aveva disposto la scarcerazione degli indagati applicando tuttavia la misura cautelare del divieto di dimora sull’isola d’Ischia. Sono ben sei i capi d’imputazione per i presunti aggressori.
Dunque, dopo oltre un mese, il Tribunale “della libertà” esaminerà il ricorso inoltrato dalla difesa dei due Giannini, che con ogni probabilità sarà focalizzato proprio sull’ordinanza di applicazione di tale misura cautelare. L’impianto difensivo tenderà a dimostrare che essa è orientata non tanto alla salvaguardia delle esigenze in ordine al reato per il quale è stata richiesta la convalida dell’arresto (cioè la resistenza e le lesioni a pubblico ufficiale), quanto per evitare che gli indagati possano di nuovo avvicinare la vittima dell’aggressione. Quindi con tutta probabilità la difesa cercherà di sottolineare l’incongruenza data dalla misura cautelare emessa non in relazione al reato a base dell’arresto, ma all’altra accusa, quella di lesioni aggravate dall’uso delle armi. Dunque, su questa distinzione potrebbe giocarsi l’esito del ricorso.