TRAFFICO DI DROGA, CREPE NELLA RICOSTRUZIONE DELL’ACCUSA

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Continua il processo sul traffico di droga tra la Spagna, Napoli e l’isola d’Ischia. Un processo che per la grande maggioranza degli imputati si è già concluso quasi un anno fa, grazie alla scelta del rito abbreviato allo scopo di beneficiare di significativi sconti di pena, e che tuttavia si risolse in condanne pesanti, compresa quella di Ruben Barbato a oltre nove anni di reclusione. Resta in piedi il processo parallelo, ma con rito ordinario, per gli ultimi due imputati, Pasqualina Siconolfi e Pietro Pesce. Per l’udienza di mercoledì scorso erano stati citati il perito a cui era stato dato incarico di trascrivere ulteriori intercettazioni di conversazioni telefoniche avvenute tra gli indagati, sia su richiesta del pubblico ministero che del difensore della Siconolfi, l’avvocato Michele Calise, e poi il maresciallo Argentieri, colei che fu maggiormente coinvolta nella direzione delle indagini. In particolare, ella fu prevalentemente dedita all’ascolto delle conversazioni telefoniche intercettate.

Dalla deposizione del perito incaricato, che ha contestualmente depositato le trascrizioni delle intercettazioni, è emerso che era stata omessa proprio la conversazione di cui l’avvocato Calise aveva esplicitamente richiesto la trascrizione durante l’udienza dello scorso marzo. Una conversazione che il difensore dell’imputata ritiene di importanza fondamentale perché potrebbe spiegare meglio la presenza di un personaggio attualmente sotto processo presso il Tribunale dei Minori per dei fatti che coinvolgono alcuni degli imputati: si tratta dei due furti che furono perpetrati il 19 e il 22 settembre 2014 presso la Chiesa di Sant’Antonio da Padova e l’Istituto Scolastico “Enrico Ibsen” di Casamicciola Terme. La circostanza che la difesa tiene a far emergere sarebbe rilevante anche nel far escludere a carico dell’imputata l’aggravante costituita dal presunto utilizzo di un individuo minorenne nell’esecuzione di un reato per il quale è previsto l’arresto in flagrante.

Il maresciallo Argentieri, oltre a deporre sulle ulteriori trascrizioni di intercettazioni, è stata chiamata a fornire maggiori delucidazioni in merito alla presenza di Ruben Barbato il 30 agosto 2014 sul traghetto di ritorno a Ischia in uno degli episodi di trasporto di sostanze stupefacenti da Napoli alla nostra isola contestati all’imputata.  La difesa ha evidenziato la mancanza di atti d’indagine su tali circostanze. Nella precedente udienza di dicembre, quando fu ascoltato la prima volta, il maresciallo dichiarò che Barbato si imbarcò con la Siconolfi, a voler dimostrare che anche in quel caso si era ripetuto lo schema col primo che “sovrintendeva” alle operazione di trasporto della sostanza effettuate dalla seconda. L’agente di Polizia giudiziaria affermò che mentre effettuava le intercettazioni in sala d’ascolto poteva verificare sul monitor la presenza del Barbato dall’area geografica dell’isola d’Ischia. La difesa della Siconolfi ha posto varie domande alla teste: se sull’isola d’Ischia vi fosse una sola cella telefonica o più celle, se e quali atti d’indagine depositati evidenziano le affermazioni secondo cui il cellulare di Barbato si fosse “agganciato” alle celle dell’isola. Pur ribadendo di ricordare che il Barbato era stato “telematicamente” individuato nell’area di Ischia, il maresciallo pur consultando la documentazione non ha individuato questo dato. Un dato che secondo la difesa va doverosamente verificato visto che anche su esso si fonda l’accusa. Il giudice ha conferito al pubblico ministero l’onere di trarre dai cd-rom con le registrazioni delle telefonate la localizzazione e la movimentazione dell’utenza telefonica intestata al Barbato nella giornata del 30 agosto 2014 in relazione alle “celle” d’aggancio.